C’è una tradizione in tutta la Basilicata , che viene ancora fatta come una volta:la panificazione. Tradizione, usi e costumi della via del pane in Basilicata.
In tempi recenti le macchine hanno sostituito in buona parte il lavoro degli uomini specialmente in agricoltura, con trattor, mietitrebbie, a cneh nei mulini e nei vari forni.
Non hanno del tutto sostituito, la forza lavoro della lavorazione del pane, fatta, dalle donne.
Una presenza costante in quasi tutti i forni lucani per tradizione rappresenta l’aspetto vitale e conviviale che trasforma un bene prezioso come il pane, in un bene prezioso per tutta la famiglia e la comunità.
Varcata la soglia del forno ecco un vociare di donne, pronte a salutarci mentre ci servono dell’ottimo pane croccante e caldo fatto dalle loro mani.

In tutti i paesi lucani è così da Matera a Potenza, quasi un rito sacro che si tramanda di generazione in generazione.
Nella via del pane in Basilicata si intrecciano storie di matriarcato lucano attraverso i racconti delle donne. E’ se Maria Lapoll, negli anni ’50 sfornava il suo pane in un piccolo forno nel cuore dei Sassi, in quello stesso luogo faceva nascere e crescere suo figlio.
Sulle orme della via del pane in Basilicata sul Pollino
Lasciando Matera e procedendo lungo la via che costeggia il fiume Sinni, si arriva a Tursi, dove sovrasta la Rabatana, quartiere arabo dell’XI secolo, E’ qui che 4 donne del Panificio Suriano ogni giorno accolgono i clienti con giovialità composto. Le loro mani fanno dell’arte bianca la loro storia e la loro vita, quando impastano donano sapore all ‘piccillet, non e che la panella rrotondata col un buco al centro.
I pochi km che dividono Tursi da Valsinni, dove aleggia la figura triste di Isabella Morra, poetessa del ‘500 uccisa dai suoi fratelli a causa di un amore clandestino,
A Valsinni troviamo il forno di una donna che ha sempre prestato servizio a tutto il paese sfornando e preparando pane per tutto il paese. Questa è la storia di Concetta Bellitto, fondatrice del “Forno Bellitto”
Proseguendo il nostro cammino lungo la nostra via del pane in Basilicata arriviamo a San Costantino Albanese, un piccolo borgo Arbereshe, non per questo non significativo.
Nella piazza principale dedicata al valoroso condottiero albanese Skanderberg, qui c’è il forno fi Nunzia Larocca, il pane lei lo fa da oltre 30 anni.Quando cominciò questo lavoro, lei odiava la farina . Con Umiltà e senza mai cedere alla tentazione di mollare, ogni giorno chiedeva alle donne del borgo di avvisarla quando l’impasto non era buono.
Ne è passato di tempo rispetto ad allora ed oggi Nunzia è orgogliosa del suo lavoro e accoglie con un caldo sorriso i suoi clienti, e se si ha la fortuna si può provare il tipico pane arbereshe per i matrimoni, il “cagliaccio”.
Si presenta con due esse intrecciate e guarnite con un nido al centro i nidi, rappresentano la casa, le uova sono la fertilità e con la forma ad esse il serpente per allontanare le negatività..

Da San Costantino Albanese passiamo per Trecchina, qui Santina Agrelli a contrada Parrutta, lavora sodo per sfornare pane croccante di grano duro, un classico panificio di ambientazione rustica e rurale che anima il panificio.
Ci sono tre forni in un grande stanzone e qua.ndo brucia la legna, le fiamme illuminano tutto l’ambiente , allora si infornano le forme di pane, da una parte i cesti del pane caldo appena sfornato, dall’altro, il lievito madre, acqua e farina che diventeranno impasto per la prossima infornata.
La stessa atmosfera si percepisce nel forno di Castelmezzano, paesino incastonato nelle Dolomiti Lucane. Il panificio Trivigno fa da capolino trai i vicoli stretti del borgo e il profumo di pane caldo inebria i passanti.
A Sc’chanata è la tipica panetta di grano duro che Teresa porge ai suoi ospiti e alla sua comunità. Poco lontano a Oliveto Lucano c’è Cinzia Rugo.
Lei Anima “la notte dei forni” , una manifestazione estiva ricade nel mese di Agosto per rivivere le usanze e le tradizioni locali dei forni antichi senza disperdere le ricchezze che il territorio circostante offre alla comunità di Oliveto Lucano.
Cinzia inizia a Lavorare dalle prime ore del mattino, “lei ci prepara il pane buono”, questo dicono i suoi concittadini clienti del suo forno.

A Ginestra piccolo borgo arbereshe, il pane è giallo cole il colore del grano duro del panificio Musto offre ogni giorno alle comunità arbereshe nei dintorni del Vulture. Il pane viene prparatao dalla famiglia Musto direttamente dal grano che coltivano sulle pendici del Vulture, un vero pane a km O.4
A Venosa, città di Orazio, il pane canta le poesia di nonna Sesella. Una nonna che ha tramandato le sue ricette ai suoi figli e nipoti, che ancora oggi, continuano a panificare nel rispetto della tradizione di famiglia.
A Miglionico, poi c’è Marisa de “U’fuorn Vecch”, la calma e la dolcezza sono le caratteristiche della lavorazione del suo pane è quadrettato che si mantiene croccante per giorni e che puntualmente Marisa offre ogni giorno senza mai mancare il sorriso del suo viso angelico.
Tra le vie del pane in Basilicata, ultima tappa a Pisticci, che tra il biancore delle sue case bianche, brillano gli occhi azzurri della signora Barbara Linardo. Grazi a lei e all’amore della sua famiglia per la panificazione, ongi notte prepara ‘U tilicch, Una pagnotta di pane schiacciato con la centro un buco, tipica forma del pane di questo bele paese.
Siamo arrivati alla conclusione, sulla via del pane in Basilicata, e il risultato di sudore nei campi, raccolta e pazienza che la terra ci dona e appartiene a tutte le donne lucane che preparano il pane con tanto amore, tramandando le antiche ricette e tradizioni del territorio Lucano.