Santeramo in colle, una cittadina di poco più di 25.000 abitanti, sorge nel mezzo dell’altopiano Murgiano, a 25 km da Matera sul confine tra puglia e Basilicata.Con un bel centro storico che si sviluppa a raggiera attorno alla cattedrale di Sant’Erasmo , La parrocchia del Santissimo Crocifisso, e palazzi nobiliari come Palazzo Marchesale deove vengono organizzate mostre temporanee, .conferenze ed eventi che riguardano la città murgiana.
Attorno all’agro di Santeramo possiamo trovare varie chiese rupestri come la chiesa rupestre si Sant’angelo, masserie fortificate e boschi di conifere e quel che rimane della antiche foreste di querce, che in passato erano molto estese sul territorio Murgiano vari tratti morfologini tipici calcarei come Grotte del Pesco, varie lame sochi profondi scavati dell’acqua piovana, ma per la porosità della roccia calcarea privi di acqua. inghiottioi e doline caratterizzate da una flora e fauna molto specifica per il microclima che si viene a creare .
LE QUITE
Le Quite, il cui toponimo è di derivazione dialettale dal termine “quote”, rappresentano la parcellizzazione di una vasta area a sud-est del territorio santermano, appartenuta al demanio pubblico. Le quote furono distribuite ai contadini nullatenenti in seguito alla riforma Murattiana, a cavallo tra ‘800 e ‘900. La caratteristica principale (oltre al singolare aspetto di memoria storica…) è individuabile nello stridente contrasto tra la regolarità geometrica della griglia individuata dagli amministratori dell’epoca e l’estrema irregolarità della morfologia del suolo. Altro contrasto in termini è individuabile nel principio più che condivisibile di garanzia di una minima proprietà diffusa e l’applicazione pratica del principio stesso: le quote altro non sono se non piccoli appezzamenti murgia pietrosa ed improduttiva! Tuttavia, questo lembo di territorio testimonia il tentativo condotto (con entusiasmo e dedizione prima, con rassegnazione in seguito alla fatica poi) dei contadini neo-proprietari di rendere coltivabile la roccia.
LE MATINE
Matine” dal latino “madeo”, “madidus” che significa umido, bagnato, infatti i terreni adiacenti il decorso del torrente Viglione, sono molto bassi e naturalmente sono soggetti alle inondazioni che li fanno in permanenza umidi e bagnati. Dopo le bonifiche mediante canalizzazione delle acque. le terre, molto fertili, sono dedicate, in prevalenza, alla coltivazione di cereali. Lungo le rive del Viglione, è ancora possibile vedere un filare di alberi tra cui si distinguono pioppi bianchi, pioppi neri, olmi e frassini, testimonianza della antica presenza di un bosco ripariale.
LAMALUNGA
Il paesaggio di Lamalunga è tipico del costone della murgia alta, con i suoi fenomeni carsici quali grotte, inghiottitoi, rilievi rocciosi e pietre affioranti. “Lama” è anche il toponimo più diffuso del territorio santermano. La vegetazione prevalente è quella della pseudosteppa a graminacee, caratterizzata spesso da ampie distese di asfodeli (bianchi, rosa e gialli), di ferula, da fiori di vario tipo come le orchidee di cui la nostra murgia è ricca: ad esempio nelle nostre zone cresce un esemplare di orchidea da poco scoperto e noto col nome di Ophrys murgiana oltre che da esemplari quali l’orchidea a farfalla, orchidea a sacco, orchidea a piramide ecc.. e da specie spinose come i cardi e le eringi. Le caratteristiche geomorfologiche dei costoni della lama, seppur a prima vista appaiano brulli e pietrosi, in realtà ospitano migliaia di varietà di piante, fiori ed erbe che contribuiscono con i loro colori e profumi a caratterizzare il passaggio delle stagioni. Sebbene ogni stagione abbia le sua peculiarità scenografiche di indubbia validità, non si può mancare una visita nel periodo tardo primaverile (aprile-maggio) quando il primo sole caldo, la fioritura dei mandorli, il verde acceso delle coltivazioni di fondo lama e, soprattutto, il fiorire delle orchidee è sicuramente un unicum quasi fiabesco. A questo paesaggio si alternano macchie boschive autoctone di querce di varie specie (soprattutto Roverella): “resti” che costituiscono la memoria degli infiniti querceti di cui la murgia era completamente ricoperta nelle epoche passate. I rilevati ed i repentini cambi di quota permettono al visitatore delle vedute paesaggistiche di notevole bellezza e intensità, paesaggi unici che, assieme al silenzio e alla concentrazione sul tracciato sterrato, consentono una pausa rigenerante dallo stress della routine quotidiana.
MURGIA MORSARA
La murgia Morsara costituisce l’affaccio a sud del piatto murgiano verso la fossa bradanica (ed in particolare sulle Matine) e pertanto è segnata da molti rilevati e lame. In prosecuzione degli Appennini, geologicamente questo lembo di territorio si forma nel Cretacico ed ospita alcuni dei fenomeni carsici (grotte, lame, solchi, inghiottitoi ecc.) più significativi di tutto il territorio santermano. Tra essi spicca la Gravinella: ecosistema delicatissimo, ricco ed unico, ad oggi in lenta ripresa dopo la ferita inferta dall’uomo ignorante. Il nome Morsara deriva da “Lama Ursara”, in riferimento proprio alla lama della Gravinella. Su questi rilievi poco conosciuti è possibile rintracciare insediamenti antichi e tracce di fauna preistorica.
SPECCHIA DEL RE
Si tratta di un tipo di struttura formata da blocchi megalitici disposti a formare un cono. Dalla sommità si domina tutta la vallata, intorno alla Specchia ci sono piccole strutture interpretate come tombe quadrangolari. Il nome deriva dalla presenza alla sommità della specchia di un sigillo reale ora non più esistente (forse trafugato). Intorno sono state rinvenuti materiali ceramici e punte di freccia che ci permettono di avanzare un ipotesi di datazione neolitica.
SITO NEOLITICO DELLA GRAVINELLA
Si tratta di un insediamento situato su di una alta collina, ed è caratterizzato dalla presenza di rocce calcaree, terreni fertili e risorse idriche (sulla spalla della lama detta “La Gravinella”). I frammenti ceramici sono molti e si trovano in superficie, denotando una frequentazione assidua del sito, probabilmente anche in epoche successive a quella neolitica (come dimostrano alcuni frammenti ceramici di fattura più articolata, di cui alcuni anche dipinti). Si registra anche la presenza di una cavità ipogea di media grandezza. Il sito si trova vicino agli insediamenti di Monte della Parata e di Pedali di Serra Morsara.
CHIESA RUPESTRE DI SANT’ANGELO[ps2id id=’rupestre’ target=”/]
Complesso cenobitico-rupestre con cripta affrescata e chiesa superiore risalente all’XI sec.. L’ipogeo di natura carsica presenta al suo interno sia stalattiti che stalagmiti, e custodisce lacerti di affreschi e migliaia di graffiti. La chiesa superiore è a pianta rettangolare; il dislivello tra il piano di calpestìo attuale della chiesa e quello della grotta è di 5m circa ed in antichità si superava per mezzo di una ripida rampa (di cui non rimane che qualche traccia): secondo la tradizione orale, sembra avesse andamento ad “L” rovesciata. Il programma decorativo della grotta dell’Angelo a Santeramo in Colle è articolato come un percorso devozionale per il fedele. L’insieme della decorazione pittorica è caratterizzato da uno stato di conservazione molto precario che rende difficile la lettura degli affreschi. La prima immagine che si presenta a chi si accinge a scendere nella grotta è dipinta sull’architrave dell’ingresso e rappresenta un pesce, di cui si può intravedere parte della testa, la pinna dorsale e la pinna pettorale sinistra. Varcando la porta d’accesso è visibile in alto la copertura a volta con sopra una grande lunetta su cui troneggia il Cristo Pantocratore affiancato da sei apostoli seduti sia a destra che a sinistra, mentre la volta e le pareti sono decorate dalla rappresentazione della Discesa dello Spirito Santo. Quasi in asse con la porta di ingresso della grotta, si trova una nicchia a fondo piano che all’interno conserva tracce dell’icona dell’Arcangelo Michele che trafigge il drago. A sinistra della nicchia, si trova l’affresco che rappresenta la Madonna con il Bambino, tra San Michele Arcangelo e San Giovanni Battista. Il visitatore verrà condotto durante il percorso in prossimità del monumento dove potrà apprezzare la parte superiore esterna del complesso e i locali-trullo retrostanti la chiesa: la visita all’interno del monumento attualmente è interdetta dall’obliterazione degli ingressi per i lavori di ristrutturazione da tempo avviati. La descrizione dell’iconografia e dell’interno della chiesa verrà coadiuvata dall’apporto di tavole e piante di cui le nostre guide saranno fornite.
JAZZO SANT’ANGELO
Lo jazzo rappresenta tutto l’ambiente circostante la chiesa rupestre di Sant’Angelo, caratterizzato da architetture tipiche del paesaggio pastorale come specchie, trulli e muretti a secco; sono stati inoltre rinvenuti frammenti di ceramica riferibili al periodo medievale. Tutti gli elementi che si trovano nell’area dello Jazzo, sono molto importanti per capire il ruolo del complesso sia in nella fase del pellegrinaggio, sia nelle epoche successive.
GROTTA DEL PESCO – CORTE LUPISKE
Ipogeo semi-naturale situato alla sommità del sito archeologico della Gravinella. La tradizione locale ha attribuito a questo sito il nome “grotta del Brigante”, legandolo indissolubilmente a diverse leggende. In realtà dallo studio della cartografia storica derivante dagli archivi dei Carafa-Caracciolo, nobili del Regno delle due Sicilie e tenutari di vastissime porzioni dell’agro santeramano, è emerso il reale nome dato alla grotta. Si tratta di una grande grotta di natura carsica, lavorata in seguito dall’uomo e adattata a riparo sia per uomini che per animali. Presenta elementi architettonici tipici dello sfruttamento antropico delle cavità naturali, come ad esempio il lucernario/camino, le mangiatoie, gli abbeveratoi e le nicchie ricavate nelle pareti, il doppio accesso e la divisione dello spazio interno (uomo/animali), la definizione degli accessi mediante stipiti in muratura. In tutta la zona sono presenti altre cavità carsiche.
STABILIMENTO DE LAURENTIS
Percorrendo la SS 271 da Santeramo in direzione Matera, nel tratto in cui una serie di curve porta dalla Murgia all’area delle Matine (375 metri sul livello del mare) si mostra alla vista una poderosa e compatta costruzione: si tratta dello stabilimento De Laurentis, dal nome di chi, nel 1882 volle edificare uno stabilimento vinicolo dotato di cantine, cisterne e casa padronale. Nelle immediate vicinanze vi sono ancora i resti di cave di tufo, tombe ipogee di età romana, cavità erosive e grotte.
TOMBE A FOSSA SCAVATE NELLA PIETRA CALCAREA
All’interno dell’area delle Quite si riscontrano anche tracce di insediamenti di età preistorica e protostorica, sia nelle fortificazioni in pietra, sia nelle numerose tombe a tumulo e a fossa a pianta ovoidale scavate nella roccia calcarea. Frequenti anche i ritrovamenti di frammenti ceramici che testimoniano frequentazioni della zona relative ad epoche successive.
LAGO TRAVATO
Si tratta di una cisterna di raccolta delle acque superficiali, realizzata rivestendo in pietra il punto più basso di una dolina (depressione di origine carsica). Conosciuta col nome di lago Travato, attualmente non è più attiva, ma il sito testimonia l’importanza che aveva la raccolta delle acque nella zona, come dimostra la presenza di un svariati pozzi e cisterne nelle vicinanze, anche in connessione con la vicina chiesa rupestre di Sant’Angelo: infatti, prima che la chiesa fosse dedicata al culto dell’Arcangelo Michele, si presume che l’ipogeo fosse legato al culto delle acque di stillicidio. Le fonti di acqua erano da sempre un punto di riferimento per i pellegrini. Questa zona era un punto di passaggio che collegava Bari con Matera, le due città più importanti della zona.
BOSCO DELLA PARATA
Si tratta di una delle poche macchie boschive autoctone di querceto, quindi di una rarità a livello nazionale per la presenza di sei specie di quercia (il fragno, la roverella, il cerro, il farnetto, il leccio e la coccifera). All’interno del bosco vive una fauna molto articolata e rara, in particolare volatili ma negli ultimi periodi sono rintracciabili anche tracce di lupi e cinghiali. Rilevante anche per la nidificazione di specie faunistiche soggette a tutela. I rapaci diurni, in particolare i migratori come il grillaio, sono specie sensibili alle alterazioni ambientali e microclimatiche: pertanto la loro presenza/assenza è un valido indicatore dello stato di salute degli ecosistemi. Come indica il nome stesso, questo bosco rientrava nel sistema delle “difese” di Santeramo.
BOSCO DENORA
Pineta di reimpianto, rientra nel sistema delle “nuove difese” introdotto nel secolo scorso come opera di consolidamento di porzioni del territorio potenzialmente a rischio frana/ristagno d’acqua, ecc. (basti pensare alla Foresta di Mercadante…). L’utilizzo di conifere sempreverdi con prevalenza del pino è di fatto legato alla capacità di attecchimento di questa essenza in substrati come quello murgiano. In teoria, tali essenze dovrebbero costituire solo le specie “pioniere” per poi consentire la sostituzione con le specie autoctone del tipo a quercia. All’interno del bosco si toccherà uno jazzo in posizione atipica.
BOSCO LAMA DI LUPO
Si tratta di un bosco di pino misto a macchie di querce, il sottobosco è ricco di specie naturali anche commestibili. Rientra anch’esso nelle pinete di reimpianto, anche se sembra essere un “innesto” su una preesistenza.