Come tutelarsi da un licenziamento ingiustificato? A chi rivolgersi e perché è importante scegliere il professionista giusto? Iniziamo col dire che tra tanti bravissimi avvocati, specializzati in ogni branca del diritto, è bene rivolgersi a coloro che hanno un’esperienza consolidata e si occupano stabilmente di diritto del lavoro. Ma prima di comprendere quando e come chiedere consulenza e assistenza legale in caso di licenziamento, è bene fare delle considerazioni generali in merito ad esso.
Il licenziamento
Il licenziamento è l’atto recettizio con cui il datore di lavoro manifesta la propria volontà di recedere unilateralmente dal contratto di lavoro. Ovviamente, questo non significa che il datore possa recedere arbitrariamente poiché, l’esercizio di tale diritto incontra notevoli limiti legislativi, tanto che è esercitabile liberamente solo in ipotesi marginali, si parla in tali casi di Licenziamento ad nutum. Per tutelare il lavoratore, il legislatore ha previsto un sistema di garanzia che opera in due modi. Da un lato restringe l’area della libera recedibilità, dall’altro prevede una serie di vincoli sostanziali e procedurali volti ad impedire che il lavoratore venga ingiustamente licenziato oppure, qualora accada, che venga ripagato.
La giusta causa e divieto di licenziare
Se esiste una giusta causa o un giustificato motivo, il licenziamento può essere considerato legittimo. Ma ci sono casi, tuttavia, in cui lo stesso è addirittura vietato. Il datore di lavoro, infatti, non può licenziare l’operaia che decide di sposarsi e/o si trova in stato di gravidanza o puerperio. Il divieto persiste se il lavoratore o la lavoratrice decidono di fruire di maternità, paternità e congedi parentali; in caso di infortunio o malattia professionale; malattia generica; richiamo alle armi e servizio di leva; incarichi sindacali; incarichi di pubbliche funzioni. È inoltre vietato il licenziamento di lavoratori che partecipano ad azioni di sciopero e di lavoratori eletti a svolgere pubbliche funzioni. Si chiama periodo di comporto quell’arco di tempo in cui sussiste il divieto e in cui il lavoratore deve essere tutelato.
La procedura di intimidazione e le previsioni di legge
L’art. 2 L. 604/66 prevede una procedura di intimazione. Innanzitutto, il licenziamento deve essere intimato dal datore di lavoro in forma scritta; la forma orale è ammessa solo per i licenziamenti dei lavoratori domestici e dei lavoratori in prova. Al contrario, la motivazione del recesso non deve necessariamente essere enunciata nell’atto di intimazione
La procedura di intimidazione e le previsioni di legge
L’art. 2 L. 604/66 prevede una procedura di intimazione. Innanzitutto, il licenziamento deve essere intimato dal datore di lavoro in forma scritta; la forma orale è ammessa solo per i licenziamenti dei lavoratori domestici e dei lavoratori in prova. Al contrario, la motivazione del recesso non deve necessariamente essere enunciata nell’atto di intimazione. Il lavoratore può chiedere, entro 15 giorni dalla comunicazione, delucidazioni in merito ai motivi che hanno determinato il recesso e il datore di lavoro, nei 7 giorni dalla richiesta del lavoratore, deve comunicarli per iscritto. Il licenziamento deve essere intimato immediatamente rispetto al verificarsi della causa che lo giustifica, soprattutto se si licenzia per “giusta causa”. Il lavoratore ha l’onere di impugnare il licenziamento entro 60 giorni, decorrenti dalla comunicazione del recesso o dalla comunicazione dei motivi, con qualsiasi atto scritto, anche extragiudiziario.
La ricerca dell’accordo
Quindi, come tutelarsi? In caso di licenziamento, prima di adire l’autorità giudiziaria per l’impugnazione, il lavoratore ha l’onere di attivare la procedura obbligatoria di conciliazione o “conciliazione stragiudiziale” al fine di addivenire ad un ad un incontro tra le parti evitando il procedimento innanzi al giudice. Se il licenziamento non è sorretto da giusta causa o da giustificato motivo e in mancanza dei requisiti sostanziali o procedurali previsti per la sua intimazione deve essere considerato illegittimo! In questa fase può essere importante rivolgersi ad uno studio legale con sede a Lecce e in provincia.
Se il licenziamento non viene intimato in conformità alle disposizioni di legge e dei contratti collettivi, è da considerare illegittimo. Se accertato in sede giudiziale, può portare ad una pronuncia di:
- annullamento. Accade quando il licenziamento è stato intimato senza giusta causa e senza giustificato motivo. Il lavoratore ha diritto alla reintegrazione e al risarcimento del danno se l’impresa di appartenenza ha almeno sedici dipendenti;alla riassunzione o al pagamento di un’indennità se l’impresa di appartenenza ha meno di sedici dipendenti.
- nullità. Avviene quando il licenziamento è discriminatorio o intimato per altro motivo illecito, con tutela reale del lavoratore (reintegrazione nel posto di lavoro), indipendentemente dal numero dei dipendenti dell’impresa di appartenenza, e risarcimento del danno.
- inefficace. Quando è affetto da vizi di forma ex art. 2, L. 604/66, con tutela reale o obbligatoria del lavoratore a seconda dei limiti dimensionali dell’impresa di appartenenza.