[trebi-a3 loc=”5483″ c1=”ffffff” c2=”ffffff” c3=”cccccc” b1=”3b3b3b” b2=”000000″ b3=”000000″]
Potenza è un comune italiano di 67.367 abitanti,capoluogo della provincia omonima e della regione Basilicata.
È il primo comune della regione per popolazione e il decimo per superficie.
Situata a 819 metri s.l.m., Potenza è il capoluogo di regione più alto d’Italia, e il secondo capoluogo di provincia più alto d’Italia, preceduta solo da Enna (931 m) e vanta di avere il sistema di scale mobili più lungo d’Europa con 1,3 km di percorso meccanizzato.
Territorio
La città sorge lungo una dorsale appenninica a nord delle Dolomiti lucane nell’alta valle del Basento, attraversata dal corso del fiume omonimo e racchiusa da vari monti più alti come ad esempio i Monti Li Foj. L’antico nucleo medievale, il quartiere centro storico, è situato nella parte alta della città, mentre i moderni ed estesi quartieri sono sorti più in basso. Probabilmente, la prima collocazione della città fu a quota 1.095 di altitudine, in località oggi denominata Serra di Vaglio. In epoca successiva, l’insediamento urbano potrebbe essersi trasferito, per ragioni ignote, sul colle ove è attualmente il centro antico.
Al fine di migliorare la viabilità cittadina, il fiume Basento che attraversa la città è interessato dalla costruzione di nuovi ponti e viadotti che hanno portato all’abbattimento di alberi e piante che crescevano spontaneamente vicino alle rive del fiume. Per quanto riguarda il Rischio Sismico, nel centro urbano della città di Potenza, i progetti degli edifici in cemento armato, di cui il 70% è stato realizzato prima del 1981 e si trova quindi a fare i conti con il degrado naturale dei materiali, sono stati redatti secondo una classificazione che collocava Potenza in seconda categoria (media sismicità) mentre, attualmente, il capoluogo è considerato ricadente in zona ad alta sismicità. Il protocollo di intervento redatto dalla Protezione civile prevede un’indagine graduale su tutto il territorio, iniziando dalle zone meno conosciute che per numero di abitanti risultano di importanza strategica per il sistema urbano.
Storia
Dall’Età Antica al Regno Normanno-Svevo
L’origine della città, certamente antichissima, è incerta ed oscura: la sua origine potrebbe essere stata pelasgica o sabellica o di stirpe italo-greca (Riviello).
Indubbiamente la sua posizione equidistante tra le colonie greche di Poseidonia e Metaponto deve averla esposta al soffio della civiltà greca, molto più gentile e progredita rispetto ai costumi di vita spartani che dovevano caratterizzare queste aspre e fiere popolazioni lucane.
Anche se non si ha notizia di monete potentine o altri ritrovamenti che attestino pienamente questa autonomia, essa dovette effettivamente rimanere libera fino a quando Roma non iniziò la sua politica di espansione.
L’atteggiamento delle popolazioni lucane e di Potenza nei riguardi di Roma fu sempre di aperta ostilità: nelle guerre tra Romani e Sanniti prima e tra Roma ed i Bruzi dopo, essi si schierarono sempre con i nemici di Roma. Assoggettati dalla forza delle armi, i Lucani vissero senza particolari scosse fino all’epoca della battaglia di Canne, quando passarono nel campo di Annibale, puntando sulle sue fortune. Dopo la battaglia del Metauro, nel corso della quale fu vinto ed ucciso il fratello Asdrubale Barca, Annibale oramai sconfitto si ritirava in Africa, lasciando Potenza alla vendetta di Roma che si abbatté spietata sulla città, che da municipium, fu ridotta al rango di praefectura prima e poi di colonia militare, con il mutare del nome in Potentia Romanorum.
Ma l’accortezza e la sapienza di Roma non sottovalutarono la posizione geografica e strategica della città, che fu collegata, con l’apertura di strade militari, a molti centri limitrofi: per Oppidum con Venusia e per Anxia a Grumentum. La città seguì poi le vicissitudini dell’Impero fino alla sua decadenza, e la sua fortuna peggiorò fino al rovinoso periodo delle invasioni barbariche. Vi giunsero allora i Bizantini che dettero alla regione il nome di Basilicata dai basilici o governatori che l’amministrarono ed in seguito, provenendo dalla Apulia attraverso la regione del Vulture, i Normanni sottomisero la città e tutta la Basilicata per unirla alla Calabria ed alla Sicilia e creare il forte regno che strinse in una sola unità l’Italia Meridionale.
Già in età bizantina la regione perse definitivamente il nome di Lucania per assumere quello di Basilicata; in epoca normanna le scorrerie dei Saraceni minacciarono anche una città come Potenza, lontana dalle coste e arroccata sui contrafforti dell’Appennino all’interno. Presso Potenza una località denominata Campo Saraceno conserva nel nome il ricordo delle incursioni arabe.
Il periodo normanno, comunque, fu ricco per Potenza di importanti avvenimenti: nel 1137, al tempo di Ruggero II di Sicilia, vennero accolti in città Papa Innocenzo II e l’imperatore Lotario II; più tardi nel 1149 re Ruggero II vi ricevette Luigi VII di Francia, liberato ad opera della flotta normanna dalle mani dei saraceni, mentre ritornava da una sfortunata spedizione in Terra Santa.
Già in tale epoca Potenza rivestiva particolare importanza come città vescovile: si vuole che il suo primo vescovo fosse Amando o Amanzio, altro pastore fu Gerardo di Piacenza, salito alla sedia vescovile nel 1111 e morto nel 1119: egli fu in seguito santificato ed è stato eletto a patrono della città. Nel Quattrocento Martino V, poi papa, mosse da Potenza a Roma per partecipare al conclave che lo elesse pontefice.
Con le nozze di Costanza d’Altavilla, ultima erede dei Normanni, con Enrico VI, figlio del Barbarossa, subentrarono nel regno del sud gli Svevi. Potenza inquieta e forse un po’ ambigua come sempre. Seguì comunque l’aquila sveva di Federico II il quale, nonostante questo, sospettandola di dubbia fede la punì devastandola.
Il maestoso castello di Lagopesole, non distante dalla città, ed il rinnovato castello normanno di Melfi rimasero a monito di autorità e di potenza. Questa volta Potenza seguì la sorte di Manfredi e di Corradino e, quando il giovane e biondo re cadde decapitato in piazza del Carmine a Napoli, le città che avevano parteggiato per lui, come Potenza, furono soggette alla punizione ed all’ira del vincitore Carlo d’Angiò che, per mano dei suoi fedelissimi Conte di Belcastro e Ruggiero Sanseverino, conte di Marsico, infierì sui potentini ritenuti ribelli e sul centro abitato che per gran parte fu raso al suolo.
Ma maggiori e ancor più gravi devastazioni ed incendi distrussero la città allorquando il 18 dicembre 1273, uno dei tanti terremoti distruttivi si abbatté contro le sue stremate ed affamate popolazioni.
Il basso medioevo e il periodo spagnolo
Gli Angioini frazionarono le terre del sud tra vassalli francesi sotto i quali le città, tra cui Potenza, non godettero certo pace e prosperità, anzi esse furono spesso coinvolte nelle guerre dinastiche che travagliarono questo periodo storico: verso il 1390 re Ladislao, cui contestava il regno il cugino Ludovico d’Angiò, pose l’assedio alla città e ad essa però usò clemenza il 10 aprile 1399 con decreto reale scritto “in campo Felia prope Potentiam”, sollevandola dalla dipendenza feudale per qualche tempo. Nel 1414 Giovanna successe al fratello Ladislao al trono degli Angiò e la città fu ancora coinvolta nelle lotte che seguirono con i vari pretendenti o predestinati al trono.
Ebbero ancora la città Francesco Sforza, che la passò a Michele Attendolo di Cotignola, e, per brevi periodi, gli Zurlo e Iacopo Caracciolo.
Sopraggiunti gli Aragonesi, il re Alfonso la sottrasse alla contea degli Attendolo e la concesse con il suo contado al suo fido Don Indico de Guevara, giunto con lui dalla Spagna; a don Indico seguirono don Antonio e quindi don Giovanni che, quale terzo conte di Potenza, partecipò dalla parte degli Aragonesi alle guerre contro Carlo VIII e Luigi XII.
Don Alfonso de Guevara, sesto conte di Potenza, maritò sua figlia Beatrice ad Enrico di Loffredo, marchese di S. Agata e di Trevico, è così la città, che costituiva la dote nuziale, passò ai Loffredo che già vi erano stati signori in epoca normanna, prima dei Sanseverino. L’antico castello di cui oggi non resta che una sbocconcellata torre, fu da don Carlo Loffredo, figlio di Beatrice Guevara e di Enrico, trasformato in monastero. Nelle lotte di predominio che seguirono tra francesi e spagnoli per la divisione del regno nella seconda metà del Seicento, Consalvo de Cordova e Luigi d’Armagnac, duca di Nemours, fatto un armistizio, convennero a Potenza per negoziare l’accordo, che non fu raggiunto tanto in breve tempo le ostilità ripresero e, cacciati i francesi da tutto il reame, questo divenne provincia spagnola. Tutto il Mezzogiorno d’Italia, oramai Vicereame spagnolo subì una degradazione politica e morale che sfociò nella rivolta di Masaniello nel 1647.
Anche Potenza agitata da fazioni contrastanti, fu teatro di moti di intolleranza popolare antispagnola che comunque vennero facilmente repressi e che portarono all’insorgenza di fenomeni di violenza nelle sue campagne, sempre più spopolate. Nel 1694 un altro violento terremoto la distrusse quasi per intero e ben poco fu fatto dai dominatori spagnoli in favore delle popolazioni e per la ricostruzione della città.
L’età borbonica
Con questa dinastia, che dal 1734 governò le Due Sicilie, la città divenne sede di Ripartimento, soppiantando Tricarico.
Nel 1799, epoca di tumulti sociali nei quali perse la vita anche il vescovo monsignor Serao, Potenza ebbe due anime, l’una legittimista con i feudatari Loffredo, e l’altra rivoluzionaria. Ripacificata, la vita cittadina restò placida anche nel 1806, ossia all’arrivo delle truppe di Napoleone. Anzi, di fatto, la mancata resistenza ai francesi divenne merito, per cui il capoluogo regionale fu spostato da Matera a Potenza.
Con il ritorno di Ferdinando I di Borbone nel 1815 le cose non mutarono.
Dall’Unità d’Italia al secondo conflitto mondiale
La città partecipò al Risorgimento Italiano, ribellandosi ai Reali Borbonici nel 1860. Il protagonista assoluto della ribellione fu a Potenza Emilio Maffei, che il 5 giugno riunì in città nel palazzo Loffredo i delegati delle Provincie confinanti, i quali sottoscrissero un “memorandum” contro i Borboni.
Il terribile terremoto del 1857, distruggendo ancora una volta gran parte della città, aprì nuove tremende ferite e raffreddò notevolmente le attività e le trame dei patrioti e solo due anni dopo, nel 1859 le cospirazioni antiborboniche iniziarono a riallacciarsi in modo concreto, tanto che l’anno successivo, dopo lo sbarco di Garibaldi nel continente, cominciava la dissoluzione delle truppe borboniche, comandate da ufficiali vecchi ed incapaci e già si iniziava ad intravedere in modo tangibile un processo di inevitabile disgregazione del regno delle due Sicilie: il 16 agosto 1860 la città si sollevava in armi ed il 18 dello stesso mese veniva proclamata l’annessione al Regno d’Italia sotto lo scettro di Vittorio Emanuele II di Savoia.
Il brigantaggio postunitario, dilagato nel Sud subito dopo l’Unità d’Italia, alimentato da correnti filoborboniche nella speranza di una restaurazione e sostenuto dalle tradizionali ragioni di scompenso sociale, dalla miseria, dall’impoverimento e dall’incapacità dei nuovi governanti italiani a comprendere i veri problemi delle classi oppresse del meridione, insanguinò molti centri della provincia, ma tenne fuori ancora una volta la città di Potenza dagli avvenimenti più cruenti, anche se la maggior parte delle direttive operative e strategiche della repressione furono coordinate ed attuate proprio nel capoluogo della regione.
Gli anni successivi del regno d’Italia fino alla Prima guerra mondiale, furono caratterizzati da lotte politiche condotte sempre in uno spirito di rispetto e correttezza anche se appassionate ed accese in duelli polemici legati alle personalità più rappresentative degli uomini che ne furono protagonisti. Le vicende che nel primo dopoguerra tanto travagliarono non solo le città del Nord, ma anche molte città del Sud, anche di regioni limitrofe e che alla fine portarono all’avvento del fascismo al potere, videro la città di Potenza distinta in una moderazione ed in una esemplare accettazione ed assimilazione degli aspetti più esasperati del nuovo clima politico che si affermò in tali anni. Eccessi di violenza, atti di grossolana limitazione della libertà individuale o di disprezzo della personalità umana furono solo episodi isolati durante l’intero periodo della dittatura fascista a Potenza.
L’immane tragedia legata al secondo conflitto mondiale richiese alla città un tributo di innumerevoli vite umane e provocò lutti, la cui memoria non è ancora spenta in tanti cittadini. Nel settembre 1943 alcuni bombardamenti aerei, effettuati allo scopo di tagliare le comunicazioni stradali e ferroviarie che consentivano l’afflusso delle truppe tedesche alle zone dello sbarco alleato, avvenuto il 9 sulle spiagge del litorale salernitano, costarono alla città molte vittime innocenti tra la popolazione civile e portarono alla distruzione, coi pochi obiettivi militari esistenti, di molte costruzioni civili, private e pubbliche, tra le quali l’ospedale San Carlo e la Cattedrale.
Il secondo dopoguerra
Nel dopoguerra con la ricostruzione delle devastazioni apportate dal conflitto e la comparsa all’orizzonte della Nazione di nuovi obiettivi, iniziava per Potenza la espansione urbana e la crescita di tanti nuovi poli di sviluppo civile e sociale, anche se questa crescita avviava la progressiva scomparsa di molte testimonianze del passato di questa città.
Il terremoto del 23 novembre 1980, di magnitudo 6.9, provocò notevoli danni con un bilancio di 12 morti, 50 feriti e 4.000 sfollati. Gli anni successivi al terremoto furono caratterizzati da una lenta e difficile ricostruzione.
Simboli
Lo stemma
Lo Stemma della Città di Potenza
Leone coronato gradiente su di una scala. Leone e corona color oro, scala legno, campo cielo. La corona è da Conte. Nel basso rilievo in pietra calcarea che trovasi sull’alto della porta Municipale evvi in aggiunta una stella. – (Michele Lacava, Opuscolo sugli Stemmi comunali della Provincia di Potenza, 1884) |
Leone coronato gradiente su di una scala. Leone e corona color oro, scala legno, campo cielo. La corona è da Conte. Nel basso rilievo in pietra calcarea che trovasi sull’alto della porta Municipale evvi in aggiunta una stella. – (Michele Lacava, Opuscolo sugli Stemmi comunali della Provincia di Potenza, 1884)
D’azzurro alla banda, cucito di rosso, attraversato dal leone d’oro, coronato dal medesimo e sormontato da tre stelle d’argento ordinate in fascia
Secondo una tradizione non autentica, il leone dello stemma della città di Potenza sarebbe “gradiente su una scala”, il che è una convinzione falsa, e deriva verosimilmente dall’uso dei maestri scalpellini di riprodurre convenzionalmente sul marmo il colore rosso incidendo dei solchi paralleli e verticali (altri colori, come ad esempio l’azzurro, venivano resi tracciando striature oblique), il che ha fatto pensare in epoca tarda che la banda rossa fosse, appunto, una scala. L’equivoco, per quanto risalente e riprodotto anche su grafiche istituzionali di enti controllati del Comune di Potenza (ad es. l’ex Azienda Municipalizzata di Igiene Urbana), non è stato però mai validato in forma ufficiale, come dimostra l’assenza della scala dallo stemma conservato negli uffici del Sindaco.
Monumenti e luoghi d’interesse
Centro storico
![]() |
Per approfondire, vedi Centro storico di Potenza. |
Il centro della città è in piazza Matteotti, sulla quale si affaccia il Palazzo del Comune, attraversata dalla via Pretoria, animata via cittadina del centro che si allarga nella centrale piazza Mario Pagano, detta dai potentini Piazza Prefettura poiché ospita l’ottocentesco palazzo della prefettura, oggi dimora del Prefetto e sede degli uffici provinciali. Nella stessa piazza è presente il noto Teatro Stabile, costruito nel 1856 e inaugurato nel 1865 a causa di un’interruzione dei lavori dovuta a terremoti, frequenti nella zona. Nelle zone più a valle del colle sul quale sorge la città, invece, si sono venuti a formare svariati quartieri residenziali, zone popolari e commerciali che hanno reso la città più importante nel suo ruolo di capoluogo, contribuendo enormemente al suo sviluppo.
Architetture religiose
Cattedrale di San Gerardo
![]() |
Per approfondire, vedi Cattedrale di San Gerardo. |
Situata nell’omonima piazza, nel cuore del centro storico, è originaria del XIII secolo, dapprima dedicata alla Vergine Assunta, e poi a Gerardo della Porta che divenne patrono della città. Durante gli scavi archeologici condotti negli anni 60 sono stati scoperti dei resti sotterranei di frammenti musivi di pavimento policromo risalenti al IV o V secolo a.C. Ricostruito da un allievo del Vanvitelli alla fine del XVIII secolo per volere del vescovo Andrea Serrao, cambiò radicalmente, passando da basilica romanica ad edificio di chiaro gusto neoclassico. Elementi di rilievo sono la facciata in pietra del 1200 (fatta riedificare tra il 1197 e il 1220 dal vescovo Bartolomeo), l’altare maggiore in marmo con intarsi policromi del 1700 e un crocifisso in legno del 1400. Inoltre è presente una cappella in marmo dedicata al Santo Padre edificata nel XVII secolo. La chiesa conserva le spoglie del santo patrono, un’urna in argento e cristallo con le reliquie del santo, la statua del santo in legno del XV secolo e una vasta collezione di affreschi e statue raffiguranti vari santi ai quali la popolazione potentina è devota.
Chiesa di San Francesco e convento
![]() |
Per approfondire, vedi Chiesa di San Francesco e convento. |
Nel retro di Piazza Mario Pagano è situata la chiesa di S. Francesco, fondata nel 1274, con portale contenente imposte lignee trecentesche intagliate, e campanile del ‘400. Nell’interno vi è il sepolcro rinascimentale De Grasis, che ha accanto una Madonna di stile bizantineggiante del ‘200. La chiesa conserva anche La Pietà del Pietrafesa.
Chiesa di San Michele Arcangelo
![]() |
Per approfondire, vedi Chiesa di San Michele Arcangelo (Potenza). |
Proseguendo in Via Pretoria verso ovest si incontra la chiesa romanica di S. Michele (XI-XII secolo), con tozzo campanile;Presenta una struttura a tre navate. Al suo interno è conservato il dipinto dell’Annunciazione realizzato dal Pietrafesa e altri ritratti come un affresco che rappresenta la Madonna sul trono col bambino tra i santi vescovi risalente al Cinquecento. Di pregevole fattura anche un crocifisso ligneo del 1600.
Chiesa e convento di Santa Maria del Sepolcro
![]() |
Per approfondire, vedi Chiesa e convento di Santa Maria del Sepolcro. |
Nel rione Santa Maria ha sede la chiesa di S. Maria del Sepolcro, secolo XIII, XV e XVII. Rappresenta uno dei monumenti più interessanti della città; costruita ad opera dei Cavalieri dell’ordine dei Templari, su iniziativa del Conte di Santasofia, al ritorno della III crociata, 1191. Il casale del Santo Sepolcro venne costruito a Nord della città, all’incrocio della vie Erculea e la via Appia Nuova; vie di passaggio dei pellegrini diretti in Terrasanta. Da documenti di archivio della fine del XV, risulta un legame storico tra la Chiesa di S. Maria del Sepolcro ed il Sepolcro di Cristo. Custodisce pregevoli tele, e sulla parete destra è presente il monumentale altare barocco della Reliquia del Preziosissimo Sangue di Cristo. Molte affinità ci sono con la Chiesa Madre di Ripacandida, che porta lo stesso titolo.
Chiesa di San Rocco
![]() |
Per approfondire, vedi Chiesa di San Rocco (Potenza). |
Più a sud, nei pressi del Cimitero, ha sede l’antica chiesa di S. Rocco dove sono conservate delle antiche statue in legno raffiguranti San Vito e San Rocco, costruite a metà Ottocento.
![]() |
Per approfondire, vedi Cappella del beato Bonaventura. |
La cappella del beato Bonaventura, Frate francescano beatificato nel 1775, era in origine la casa natale del beato. Successivamente venne trasformata in cappella. Essa presenta un portale di notevole rilievo artistico in pietra calcarea, al cui centro troviamo due teste di cherubini sovrastate da uno stemma francescano. Al suo interno, un unico locale diviso in due piccoli ambienti, si trovano vari ritratti, fra i quali uno di Michele Busciolano del 1907 che rappresenta l’estasi del beato Bonaventura.
Chiesa di Sant’Antonio la Macchia
![]() |
Per approfondire, vedi Chiesa di Sant’Antonio la Macchia. |
Edificata al 1530, essa appartiene da quell’epoca ai cappuccini. La chiesa, ricostruita nel XX secolo, è caratterizzata da un’unica navata, un crocifisso ligneo e un arredamento molto semplice.
Chiesa della Santissima trinità
La prima documentazione che accerta l’esistenza della chiesa risale al 1178, anno in cui, secondo alcune tesi, la città fu rinnovata da un nuovo piano urbanistico. Rovinosamente danneggiata dal terremoto del 1857, venne riedificata con una planimetria diversa da quella originaria. La chiesa presenta un’unica navata con varie cappelle, un’abside semicircolare e un soffitto cassettonato.
Chiesa Santissima Annunziata di Loreto
![]() |
Per approfondire, vedi Chiesa Santissima Annunziata di Loreto. |
Dedicata alla Madonna di Loreto, questa chiesa presenta dimensioni ridotte e una struttura rimasta invariata nei secoli, ma caratterizzata dai molti restauri a causa dei molti terremoti. La chiesa ha un dipinto del pittore potentino Buonadonna del 1824 che ritrae l’Annunciazione.
Chiesa di Santa Lucia
![]() |
Per approfondire, vedi Chiesa di Santa Lucia (Potenza). |
La piccola chiesa di Santa Lucia venne costruita precedentemente al 1200. È formata da un’unica navata. Elementi di importanza artistici della chiesa sono una statua seicentesca di Santa Lucia, alcuni quadri del XVI e XVII secolo e un’acquasantiera del 1400 proveniente dalla chiesa di Santa Maria.
Pontificio seminario regionale minore di Basilicata
![]() |
Per approfondire, vedi Pontificio seminario regionale minore di Basilicata. |
Seminario fondato nel 1925, per ordine di papa Pio IX.
Architetture civili
Palazzi
- Palazzo di Città. È un edificio storico della città, sede dell’Amministrazione Comunale della città. La costruzione del palazzo è da far risalire all’epoca angioina. Come quasi tutti gli edifici storici e le chiese di Potenza anch’esso è stato più volte restaurato e ricostruito in seguito ai molti terremoti che hanno colpito la Basilicata. Successivamente venne adibito a casa comunale. L’elemento artistico di rilievo è una facciata del 1882, con un arco a tutto sesto situato tra due grandi finestre e una grande balconata.
- Palazzo Loffredo. Situato nella piazza Pignatari, nei pressi del duomo, è uno dei palazzi più antichi della città, che conserva le successioni avvenute nella città. Oggi è sede del Museo archeologico nazionale della Basilicata dedicato a Dinu Adameșteanu.
- Palazzo Bonifacio. Si trova in piazza Beato Bonaventura ed è uno dei pochi palazzi storici ancora esistenti nel centro storico della città. Racchiude al suo interno un piccolo chiostro.
- Palazzo Pignatari ex palazzo Ciccotti. Si trova in largo Pignatari, nelle immediate vicinanze del palazzo Loffredo. Notevole l’antico portale visibile dalla piazza.
- Palazzo Castellucci era uno dei pochi palazzi importanti del centro storico che non era stato sventrato.Proprietà di una antica famiglia della città (un Castellucci è stato sindaco di Potenza) l’edificio si affacciava sull’omonimo larghetto, punto di passaggio obbligato per le persone che si recavano al vicino mercatino di porta di San Giovanni. Il palazzo è stato abbattuto negli anni sessanta.
- Palazzo D’Amato ex palazzo Scardaccione era uno dei pochi palazzi nobili del centro storico. Si trovava in via Pretoria sul luogo ove fu costruito l’attuale palazzo della Banca d’Italia. Il palazzo fu acquistato da D. Ferrante De Amatis agli inizi del XVII sec., dalla famiglia Scardaccione. I D’Amatis erano un’antica famiglia della città (un Giacinto D’Amato era stato Sindaco nel 1812).
- Monastero di San Luca, attualmente la caserma dei carabinieri, sita alla fine di via Pretoria in direzione della torre Guevara. In principio affidato alle suore cisternine dell’ordine delle benedettine, era l’unico monastero di donne in città. Successivamente passò alle suore clarisse o chiariste.
- Caserma Lucania. Di antica costruzione, situata in via Ciccotti, a Santa Maria. Iniziata nel 1885 e terminata nel 1995, su progetto di Quaroni e Piacentini. Dal 1943 ospita il “91 battaglione Lucania”
- Palazzo degli Uffici. Visibile da molti panorami, si trova in corso 18 agosto.
- Palazzo Riviello. Un edificio costruito nel XVII secolo.
- Palazzo del Fascio. Antico edificio del XV secolo. Vene riedificato in stile neoclassico durante il periodo fascista.
- Palazzo de Bonis. Uno dei palazzi più antichi della città, risale al XII secolo.
- Palazzo vescovile. Il palazzo episcopale della città, situata sulla sinistra della cattedrale di San Gerardo.
- Cortile del Sacro cuore. Un cortile che si sviluppa a nord-ovest della cattedrale, cinto dal palazzo vescovile e la casa del clero.
- Palazzo Giuliani. Antico palazzo storico, appartenuto nel corso dei secoli a varie nobili famiglie potentine.
- Palazzo del Governo. Sede della prefettura di Potenza.
Edicola di San Gerardo la Porta
L’Edicola di San Gerardo, rinominata dai potentini “Tempietto di San Gerardo” è un tempietto che ospita al suo interno la statua di San Gerardo, santo patrono della città. Situato in piazza Matteotti, stando all’epigrafe sulla lastra al lato destro del Santo, il tempietto sarebbe stato ultimato nel 1865, probabilmente dallo scultore potentino Antonio Busciolano (1823 – 1871). L’edicola ripropone la facciata di un edificio a cupola, con pianta semicircolare, chiusa sul retro. Sul basamento formato a gradoni, poggiano cinque colonne con il fusto scanalato, decorato con il capitello a foglie. Le colonne sorreggono degli architravi decorati da angioletti e rose. Il retro è costituito da una parete continua, divisa in tre parti: il settore centrale è costituito da una vetrata policroma a raggi, sulla quale poggiano due colonne scalanate che inquadrano la statua del santo, lateralmente invece, sono poste due iscrizioni, quella a destra ricorda l’edificazione dell’edicola e la dedica di esso, mentre quella a sinistra ricorda due momenti importanti della città: l’invasione dei briganti nel 1809, e l’insurrezione del 18 agosto 1860.
Villa romana
La villa romana di Malvaccaro è situata in una traversa della moderna Via Parigi nel quartiere di Poggio Tre Galli. Qualche anno fa si rinvennero in quella località degli ambienti appartenuti ad una villa d’epoca romana. Le strutture presentano dei mosaici e un’aula absidata attorno alla quale si sviluppano cinque ambienti. I dati acquisiti ci indicano una datazione post-Costantiniana, con arte musiva tendenziale che parte dal III secolo d.C. Della villa si sono trovati i muri perimetrali a Nord-Ovest e a Nord-Est e altre strutture verso Sud.
Architetture militari
Torre Guevara
![]() |
Per approfondire, vedi Torre Guevara. |
In piazza Beato Bonaventura, sull’estremità est del centro storico della città, si possono ammirare i resti del Castello. Costruito probabilmente dai Longobardi intorno all’anno 1000 e costituì la vera “piazza” delle varie dominazioni di Potenza. Gli ultimi proprietari, ovvero Carlo Loffredo e Beatrice Guevara donarono ai frati cappuccini l’intero edificio, ad eccezione della Torre. In seguito il castello fu adibito a lazzaretto, dedicando una cappella a San Carlo: divenne, così, la sede dell’Ospedale San Carlo per alcuni anni, almeno fino al 1935, quando l’ospedale si trasferì in una struttura più moderna, nel rione Santa Maria. A metà secolo scorso, un decreto ne dispose l’abbattimento permettendo di salvare la torre, cilindrica, dominante la valle del Basento. Tutto intorno, i diversi alberi nel piazzale, definiscono la zona come un Belvedere. Dopo il sisma del 1980, fu restaurata e adibita a galleria d’arte.
Le porte
![]() |
Per approfondire, vedi Le Porte di Potenza. |
Le Porte di Potenza, rappresentano le antiche entrate al centro storico della città, intorno alle mura di cinta che la racchiudevano per la difesa dagli assalti nemici. Attualmente quelle “visibili” sono soltanto tre, e sono:
- Porta San Giovanni in via Caserma Lucana
- Porta San Luca in via Manhes
- Porta San Gerardo in largo Duomo
Le altre porte furono abbattute nel corso dei secoli, per la modernizzazione del nucleo urbano della città, e sono:
- Porta Salza in via Portasalza
- Porta Amendola in largo Sinisgalli
- Porta Trinità in piazza Duca della Verdura
Siti archeologici
Recentemente rinvenuto nella zona Gallitello, il sito archeologico risulta essere il più importante sito mai scoperto nell’ambito urbano di Potenza. Grazie agli scavi per la costruzione del Nodo complesso del Gallitello, è stato possibile confermare la presenza di un complesso abitativo, ubicato presso la confluenza del torrente Gallitello con il fiume Basento. Allo stato attuale delle indagini questo insediamento sembrerebbe svilupparsi in almeno sei ambienti rettangolari di cui si conservano parzialmente i muri perimetrali, occupando un’area di circa 300 metri quadrati. Si tratterebbe di un’antica fattoria funzionale allo sfruttamento agricolo dell’area. L’esame dei manufatti ceramici e degli altri reperti rinvenuti fa ipotizzare una datazione tra la fine del IV ed i primi decenni del III secolo a.C., quindi da mettere in relazione con il sistema insediativo dei Lucani in un momento precedente la romanizzazione del territorio. Il complesso, che rappresenta uno dei pochissimi rinvenimenti effettuati ad oggi nel sottosuolo cittadino, è ancora in corso di scavo, sotto la direzione scientifica della Soprintendenza per i beni archeologici della Basilicata.
Musei
![]() |
Per approfondire, vedi Museo archeologico nazionale della Basilicata. |
- Il Museo archeologico nazionale della Basilicata dedicato a Dinu Adameșteanu inaugurato nel 2005 presso palazzo Loffredo è sito nei pressi del duomo.
- Galleria Civica, inaugurata nel 2005 nello stesso palazzo del Museo archeologico nazionale “Adameşteanu”.
- Museo archeologico provinciale, sito nel Polo della Cultura al quartiere S.Maria, in via Ettore Ciccotti (via Lazio).
- Pinacoteca provinciale, sede di mostre di importanza nazionale, è sito in un palazzetto di inizio Novecento ubicato nel Polo della Cultura, al quartiere S. Maria.
- Area espositiva del Covo degli Arditi, ricavato nel tunnel di collegamento dell’antico ospedale Psichiatrico, al quartiere S.Maria nel Polo della Cultura, interessanti le scritte e i graffiti sui muri che risalgono alla Seconda guerra mondiale, quando il tunnel era usato come rifugio durante i bombardamenti. Nel Covo degli Arditi hanno sede mostre itineranti a tema variabile, dalle automobili d’epoca, alle mostre storiche.
- Museo diocesano