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« La città è di aspetto curiosissimo, viene situata in tre valli profonde nelle quali, con artificio, e sulla pietra nativa e asciutta, seggono le chiese sopra le case e quelle pendono sotto a queste, confondendo i vivi e morti la stanza. I lumi notturni la fan parere un cielo stellato. »
è un comune italiano di 60.505 abitanti, capoluogo dell’omonima provincia e seconda città della Basilicata per popolazione nonché, il più grande comune per superficie della Basilicata, il diciannovesimo in Italia.
Dal 1663 al 1806 è stata il capoluogo del Giustizierato di Basilicata nel Regno di Napoli. Durante questo periodo la città conobbe un’importante crescita economica, commerciale e culturale.
Nota con gli appellativi di “Città dei Sassi” e “Città Sotterranea”, è conosciuta per gli storici rioni Sassi, che costituiscono uno dei nuclei abitativi più antichi al mondo. I Sassi sono stati riconosciuti nel 1993 Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, primo sito dell’Italia meridionale a ricevere tale riconoscimento.
Matera è tra le città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione perché è stata insignita della Medaglia d’Argento al Valor Militare per i sacrifici delle sue popolazioni durante la seconda guerra mondiale, essendo stata la prima città del Mezzogiorno a insorgere in armi contro il nazifascismo.
Il 17 ottobre 2014 Matera è stata designata, insieme a Plovdiv, come Capitale europea della cultura 2019, prima città del meridione italiano a ricevere tale titolo
Storia
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Per approfondire, vedi Storia di Matera |
Le origini sono molto remote e ne è testimonianza il ritrovamento nel territorio circostante di alcuni insediamenti senza soluzione di continuità sin dall’età paleolitica. Infatti nelle grotte sparse lungo le Gravine materane sono stati ritrovati diversi oggetti risalenti a quell’epoca, testimonianti la presenza di gruppi di cacciatori. Nel periodo Neolitico gli insediamenti diventarono più stabili, tanto che sono presenti tracce evidenti di diversi villaggi trincerati, in particolare sulla Murgia Timone. Con l’Età dei metalli nacque il primo nucleo urbano, quello dell’attuale Civita, sulla sponda destra della Gravina. Sorta su un preistorico villaggio trincerato, la città che si sviluppò successivamente ha probabili origini greche, come afferma il Volpe nelle sue Memorie storiche profane e religiose sulla città di Matera, citando anche l’Ughelli, il Pacichelli ed il Padre Bonaventura da Lama che erano giunti a tale conclusione. Ciò sarebbe confermato dall’emblema della città, il bue con le spighe di grano, che secondo il Volpe stesso è un simbolo tipico della Magna Grecia; inoltre il Gattini cita l’ipotesi di alcuni storici secondo i quali riprodurrebbe l’emblema della città di Metaponto, che era appunto un bue, mentre le spighe di grano erano figure ricorrenti nelle monete greche. Gattini a conferma di ciò cita anche alcuni versi del poeta Tommaso Stigliani: «Il marinaro di Metaponto antica, la quale a nostra età dett’è Matera», e fa riferimento all’accoglienza data da Matera ai profughi metapontini dopo la distruzione della loro città da parte di Annibale.
La città, secondo l’ipotesi del Cely Colaianni, sembra essere stata anticamente chiamata Mataia ole dai Greci, che deriva da Mataio olos, il cui significato è tutto vacuo, con riferimento alla Gravina, fossa attraversata da torrenti; ulteriore ipotesi è che il nome derivi da Mata (cumulo di rocce), radice utilizzata per diversi nomi geografici. Un’altra teoria, piuttosto fantasiosa, fa derivare Matera dal greco Meteoron ovvero cielo stellato, dato che alcuni cronisti del passato, osservando i Sassi illuminati di notte, li hanno descritti come un riflesso del cielo stellato soprastante. E non manca chi ricollega il toponimo a Mater ovvero madre terra, a Materia (matheria) o Materies termini che indicavano la legna da taglio o da costruzione, in riferimento alle zone boschive in cui la città sorgeva; il Gattini, invece, riferisce il toponimo ai termini ebraici Matterah (carcere) o Me terah (acqua pura). Altri sostengono che il nome derivi dalle iniziali di Metaponto ed Heraclea, avendo accolto profughi delle due città dopo la loro distruzione; infine Mateola, nome antico della città, potrebbe derivare dal consolato romano di Quinto Cecilio Metello Numidico, che la riedificò e la fece cingere di mura e di alte torri. Plinio il Vecchio nella sua Naturalis historia (Liber III, 105) chiamò Mateolani gli abitanti della città e li elencò tra gli Apuli, anche se la desinenza dell’aggettivo in -anus evidenzia chiaramente l’influenza osca dei Lucani, in quanto la città era situata proprio sul confine apulo-lucano nella regione anticamente chiamata Peucezia.
Nel periodo della Magna Grecia, Matera ebbe stretti rapporti con le colonie situate sulla costa metapontina, e successivamente in età romana fu solo centro di passaggio ed approvvigionamento. Nel 664 d.C. Matera passò sotto il dominio longobardo e venne annessa al Ducato di Benevento. I secoli IX e X furono caratterizzati da aspre lotte fra gli stessi Longobardi, i Saraceni ed i Bizantini, che tentarono più volte di impadronirsi del territorio, e la città fu distrutta dalle truppe di Ludovico II, imperatore dei Franchi, proprio nel tentativo di cacciare i Saraceni.
Nel frattempo, a partire dall’VIII secolo, il territorio materano fu teatro di una notevole immigrazione di monaci benedettini e bizantini, che si stabilirono lungo le grotte della Gravina trasformandole in Chiese rupestri. Dopo l’insediamento dei Normanni avvenuto nel 1043 la città conobbe un periodo di pace. Nei secoli seguenti, fra carestie e terremoti, Matera fu a lungo città Regia, in quanto si liberava dal dominio feudale riscattandosi più volte, ma sotto gli Aragonesi la città fu ceduta al Conte Giovan Carlo Tramontano, che nel 1514 venne ucciso dalla popolazione oppressa dalle tasse. Nel 1663, in epoca spagnola, Matera uscì dalla provincia di Terra d’Otranto, di cui fino ad allora era parte integrante, diventando capoluogo della Basilicata. Tale titolo le rimase fino al 1806, quando Giuseppe Bonaparte trasferì le competenze a Potenza. Nel periodo risorgimentale, il comitato prodittatoriale lucano non mantenne le promesse sulla redistribuzione delle terre demaniali, cominciò a diffondersi un malessere, anche fomentato dai legittimisti, che a Matera esplose l’otto agosto 1860 con l’eccidio Gattini, primo sintomo di ribellione che precedette il brigantaggio postunitario. Nel 1927 la città divenne capoluogo di provincia.
Matera fu la prima città del Mezzogiorno ad insorgere contro i nazisti; infatti il 21 settembre 1943, giorno della strage di Matera, il popolo materano insorse contro l’oppressione esercitata dall’occupazione nazista. Undici persone trovarono la morte a seguito dei mitragliamenti tedeschi in ritirata. La giornata raggiunse il suo culmine con la feroce rappresaglia nazista che costò la vita ad altre 15 persone, sia civili che militari, fatte saltare in aria nel “palazzo della milizia”. Nel 1945 vi furono tra le prime nel meridione, sommosse popolari per l’assegnazione delle terre incolte che si risolsero con l’emanazione fra il 1946 e il 1947 dei decreti Ponte, da (Aurelio Ponte Prefetto di Matera); furono anticipatarie della riforma agraria. Nel 1948 nacque la questione dei Sassi di Matera, sollevata da Palmiro Togliatti prima, e da Alcide De Gasperi dopo. Nel 1952 una legge nazionale stabilì lo sgombero dei Sassi e la costruzione di nuovi quartieri residenziali che svilupparono la città nuova nella quale confluirono i 15.000 abitanti dei Sassi. Nel 1980 fu parzialmente danneggiata dal terremoto dell’Irpinia e dalle scosse che seguirono. Nel 1986 una nuova legge nazionale finanziò il recupero degli antichi rioni materani, ormai degradati da oltre trent’anni di abbandono.
Stemma
Il sito Comuni Italiani descrive lo stemma della città in questo modo: D’azzurro al bue fermo d’argento con tre spighe in bocca e sulle corna una corona gigliata, sormontata in capo dalla lettera M, il tutto d’oro. Motto: Bos Lassus Firmius Figit Pedem.
Il motto latino Bos lassus firmius figit pedem si può tradurre con: il bue stanco affonda la zampa più fermamente; tale motto, che indica come un popolo pacifico ma stanco dei soprusi può ribellarsi al giogo, rappresenta la morale dell’episodio che vide il popolo materano ribellarsi ed assassinare il conte Giovan Carlo Tramontano[16].
Secondo il Racioppi, lo stemma di Matera è un’arma parlante, in quanto la lettera “M” in alto sarebbe l’iniziale del nome della città, mentre le spighe in bocca al bue aggiungerebbero il resto del nome; infatti spiga in greco si dice “Ather-Eros”, quindi dall’insieme delle parole si ottiene Mather-Eros, da cui Matera. La corona che il bue ha sulla testa indicherebbe che la città era libera, cioè non dipendente da alcun feudatario ma direttamente dalla corona reale.
Secondo altre interpretazioni, lo scudo porta sull’alto del campo, in argento, la lettera M in oro; e nel basso del campo è un bue che agli araldisti usa dire “passante”, con in bocca tre spighe. Alla testa del bue sormonta una corona principesca. Intorno all’orlo dello scudo corre una lista su cui è scritto il motto di “Bos lassus firmius figit pedem”. Il detto è forse stato coniato dopo l’uccisione del conte Gian Carlo Tramontano, esprimendo la stanchezza per le oppressioni e le gabelle che la cittadinanza materana doveva pagare al conte. Quanto allo scudo, la lettera M in oro si presume possa indicare l’iniziale lettera del nome della città. Ma secondo altri indicherebbe anche la parola municipio essendo stata Matera Regio Demanio, e quindi dipendente direttamente dal re. Questo spiega anche il perché della corona principesca presente sopra il capo del bue. Resta, dunque, proprio la figura del bue la più difficile da decifrare. C’è chi ritiene che il bue indichi la famiglia Del Balzo, che viene dal francese baux, la cui fonetica somiglia molto alla parola bue. Altri ritengono fermamente che il bue e le spighe simboleggino il possesso di terre fertili dedite alla pastorizia e all’agricoltura. Le spighe invece hanno una certa somiglianza con quelle della monetazione metapontina, il che dà maggiori certezze sul nome di Matera, che potrebbe derivare dai fondatori della città, i cittadini di Metaponto ed Heraclea, scampati ai Romani. Quindi Met-Hera.
I Sassi: le cisterne e i sistemi di raccolta delle acque
« Chiunque veda Matera non può non restarne colpito, tanto è espressiva e toccante la sua dolente bellezza. » |
(Carlo Levi) |
Matera è nota anche come città dei Sassi, proprio per la peculiarità e l’unicità del suo centro storico. Scavati e costruiti a ridosso della Gravina di Matera, una profonda gola che divide il territorio in due, i Sassi di Matera, rioni che costituiscono la parte antica della città, si distendono in due vallette, che guardano ad est, leggermente sottoposte rispetto ai territori circostanti, separate tra loro dallo sperone roccioso della Civita. Questa posizione invidiabile, ha reso di fatto la città invisibile agli occhi dei suoi nemici per millenni, permettendole di passare pressoché indenne attraverso secoli di storia.
Il Sasso Barisano, girato a nord-ovest sull’orlo della rupe, se si prende come riferimento la Civita, fulcro della città vecchia, è il più ricco di portali scolpiti e fregi che ne nascondono il cuore sotterraneo. Il Sasso Caveoso, che guarda invece a sud, è disposto come un anfiteatro romano, con le case-grotte che scendono a gradoni, e prende forse il nome dalle cave e dai teatri classici. Al centro la Civita, sperone roccioso che separa i due Sassi, sulla cui sommità si trovano la Cattedrale ed i palazzi nobiliari. Insieme formano l’antico nucleo urbano di Matera, dichiarato dall’UNESCO paesaggio culturale.
I Sassi di Matera sono un insediamento urbano derivante dalle varie forme di civilizzazione ed antropizzazione succedutesi nel tempo. Da quelle preistoriche dei villaggi trincerati del periodo neolitico, all’habitat della civiltà rupestre di matrice orientale (IX-XI secolo), che costituisce il sostrato urbanistico dei Sassi, con i suoi camminamenti, canalizzazioni, cisterne; dalla civitas di matrice occidentale normanno-sveva (XI-XIII secolo), con le sue fortificazioni, alle successive espansioni rinascimentali (XV-XVI secolo) e sistemazioni urbane barocche (XVII-XVIII secolo); ed infine dal degrado igienico-sociale del XIX e della prima metà del XX secolo allo sfollamento disposto con legge nazionale negli anni cinquanta, fino all’attuale recupero iniziato a partire dalla legge del 1986.
La scelta di questo sito, sebbene abbia garantito una estrema sicurezza all’abitato, ha comportato ai suoi abitanti enormi difficoltà nell’approvvigionamento delle acque. Di fatto i Sassi si trovano su di un enorme banco calcarenitico a circa 150 metri dal livello del torrente, mentre le colline d’argilla che li circondano ad ovest risultano essere troppo lontane, per una città che costruita nell’ottica dell’assedio, doveva garantirsi l’autonomia al suo interno.
Sin dai primi giorni, quindi, i suoi abitanti concentrarono le loro energie non tanto sulla costruzione delle case, quanto sullo scavo di cisterne e palombari e dei relativi sistemi di canalizzazione delle acque.
Vista in quest’ottica Matera risulta essere uno dei più antichi e meglio conservati esempi di bio-architettura al mondo. Una breve analisi dei sistemi insediativi costruiti intorno all’acqua, ci mostra come di fatto tutte le civiltà e le tradizioni costruttive più antiche del mondo, abbiano numerosi punti in comune, sebbene secoli e chilometri le vedano come elementi distinti.
Ad un occhio attento, strutture apparentemente semplici e rudimentali si rivelano come dei prodigi di efficienza tecnica. Le umili tecniche arcaiche, dimenticate dagli stessi abitanti, acquistano un fascino ed un valore un tempo inimmaginabile. I trogloditi che scavano canali e cisterne, costruiscono giardini pensili, ed attorno agli spazi collettivi, oggi chiamati vicinati condividono le proprie risorse, appaiono d’un tratto degli esseri geniali. Tutto questo è ancora presente e vivo, sotto i nostri occhi in una città, Matera, che ha del magico.
Architetture religiose
- Cattedrale, in stile romanico pugliese, fu costruita nel XIII secolo sullo sperone più alto della Civita che divide i due Sassi, sull’area dell’antico monastero benedettino di Sant’Eustachio, uno dei due santi protettori della città. All’esterno sono da notare il rosone a sedici raggi ed il campanile alto 52 metri; all’interno un affresco bizantino della Madonna della Bruna, un presepe cinquecentesco dello scultore Altobello Persio ed un affresco raffigurante il Giudizio finale.
- Chiesa di San Giovanni Battista, costruita nel 1233, anch’essa in stile romanico. All’interno, a tre navate, vi è una grande volta a vele rifatta nel 1793, anno in cui furono effettuate diverse modifiche per preservare la staticità della chiesa, bei capitelli di tipo pugliese che ornano le colonne con figure antropomorfe, zoomorfe e vegetali, ed un’imponente abside.
- Chiesa di San Pietro Caveoso, costruita nel 1218, è uno dei punti più caratteristici della città. Nel XVII secolo l’intera struttura subì numerose modifiche e ci fu l’aggiunta del campanile, tutto in stile barocco. All’interno sono presenti numerose tele settecentesche e affreschi di santi. Le numerose cappelle sono stuccate e presentano affreschi e polittici di legno.
- Chiesa di San Francesco d’Assisi, ricostruita quasi completamente nel 1670 in stile barocco. Rilevanti sono la facciata esterna in stile tardo barocco, mentre al suo interno vi è l’antica cripta dei Santi Pietro e Paolo, che conserva un affresco raffigurante la visita a Matera del papa Urbano II nel 1093. Rimarchevoli, inoltre, sono i pannelli di un polittico smembrato di scuola veneta variamente attribuito a Bartolomeo Vivarini o a Lazzaro Bastiani.
- Chiesa di Santa Chiara, fu costruita alla fine del XVII secolo insieme agli attigui locali che ospitarono dapprima l’ospedale, poi il convento delle clarisse ed infine i locali del museo archeologico nazionale “Domenico Ridola”. La facciata, ricca di decori, presenta un lunettone nella parte superiore ed in basso il portale con ai lati due semicolonne e due nicchie con statue di santi. L’interno è ad una navata.
- Chiesa del Purgatorio, costruita nel 1747 in stile tardo barocco, presenta una facciata con decorazioni sul tema della morte e della redenzione delle anime. Notevole il portale in legno diviso in 36 riquadri che riporta in alto i teschi di prelati e regnanti ed in basso quelli di comuni cittadini. All’interno, a croce greca, vi è una cupola ottagonale.
- Chiesa di San Domenico, fu costruita insieme al convento a partire dal 1230 in stile romanico pugliese. Molto bello il rosone con intorno quattro figure a rilievo raffiguranti un telamone, due figurine ai lati, ed in alto l’Arcangelo Michele. Al centro del rosone un cane con la fiaccola in bocca, simbolo dei domenicani. L’interno, a tre navate con altari laterali e con una cupola emisferica a cassettoni, è stato rimodernato nel 1774; fra le opere conservate all’interno c’è la Crocifissione con san Domenico, realizzata dal Pietrafesa nel 1653.
- Chiesa di Santa Lucia e Agata alla Fontana, la sua costruzione fu ultimata nel 1797, quando vi furono trasferite la chiesa ed il convento delle benedettine, fino ad allora ospitate nel convento di Santa Lucia alla Civita nei Sassi. Situata insieme all’attiguo monastero delle benedettine accanto alla fontana ferdinandea nella centrale piazza Vittorio Veneto, è composta da una navata.
- Convento di Sant’Agostino, monumento nazionale italiano, situato nel Sasso Barisano e sorto nel 1593, insieme all’omonima chiesa, sull’antica cripta rupestre di San Giuliano risalente al XII secolo (sinora descritta come cripta di San Guglielmo a causa di un errore storico).
- Santuario della Madonna di Picciano, situato sulla sommità dell’omonimo colle a 15 km dalla città, è meta di pellegrinaggi. La leggenda narra che la Madonna apparve sui rami di una quercia ad alcuni pastori abruzzesi che percorrevano quei luoghi per la transumanza. A partire dal XIII secolo si insediò una comunità monastica benedettina, e nei secoli successivi Picciano appartenne ai templari prima ed ai cavalieri di Malta poi, che ampliarono la chiesa ed i locali annessi. All’interno della chiesa, sopra l’altare maggiore, vi è l’immagine della Madonna, databile al XV secolo, e nella cappella alle spalle dell’altare la statua della Madonna che viene portata in processione. Oggi il Santuario ed il monastero sono custoditi dai monaci benedettini olivetani.
- Santuario della Madonna della Palomba, situato sulla Murgia quasi a strapiombo sulla Gravina di Matera, si trova nei pressi di una grotta dove era venerato un affresco con l’immagine bizantina della Vergine col bambino. A partire dal 1580 fu costruito un nuovo edificio di culto. La facciata mostra un rosone ed un campanile a vela, mentre l’interno ad una navata conserva l’antico affresco databile intorno al XIII secolo.
- Chiesa di San Nicola al Seminario
- Chiesa di San Pietro alla Civita
- Chiesa di Sant’Antonio Abate
- Chiesa di San Clemente
- Chiesa del Santissimo Crocifisso a Chiancalata
- Chiese rupestri, nella città e lungo le Gravine del Parco della Murgia Materana si contano circa 150 chiesette scavate nella roccia. Tra le più importanti chiese rupestri nei Sassi vi sono Santa Lucia alle Malve, complesso rupestre che anticamente ospitava una comunità monastica, il Convicinio di S. Antonio un comprensorio costituito da 4 cripte rupestri, Santa Maria di Idris sulla sommità dell’omonima rupe, Santa Barbara ricca di affreschi, la Madonna delle Virtù che insieme alla sovrastante chiesa di San Nicola dei Greci oggi ospita importanti mostre di scultura, e San Pietro Barisano con facciata e campanile in muratura e interno quasi completamente scavato nella roccia. All’esterno del perimetro urbano vi sono, tra le altre, la Cripta del Peccato Originale, recentemente restaurata, esempio di pittura longobarda con uno straordinario ciclo pittorico di affreschi che coprono le pareti di sinistra e di fondo, e la chiesa di Santa Maria della Valle, comunemente detta La Vaglia, la più grande chiesa rupestre della città, con facciata in muratura e interni ipogei.
Architetture civili
- Castello Tramontano, in stile aragonese, con un maschio centrale e due torri laterali rotonde, rimase incompiuto per l’uccisione del conte Giovan Carlo Tramontano da parte della popolazione nel 1514.
- Palazzo Lanfranchi, monumento seicentesco fatto costruire da Frate Francesco da Copertino per ordine del Vescovo Vincenzo Lanfranchi tra il 1668 e il 1672, che originariamente ha ospitato il Seminario diocesano. Ospita i locali del Museo nazionale d’arte medievale e moderna della Basilicata e gli uffici della Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici della Basilicata.
- Palazzo dell’Annunziata, palazzo settecentesco sito in Piazza Vittorio Veneto, ha dapprima ospitato il convento delle Domenicane, per poi diventare tribunale nel 1865 e ancora la scuola media. Oggi l’edificio che domina la piazza centrale di Matera è sede della Mediateca e della Biblioteca Provinciale oltre a ospitare il Cinema Comunale.
- Ipogei di piazza Vittorio Veneto, situati sotto la piazza principale della città e tornati alla luce da pochi anni, contengono oltre a numerosi ambienti ipogei anche un’antica cisterna, detta il Palombaro lungo, ed una torre facente parte delle mura che anticamente dovevano essere a ridosso del Castello Tramontano.
- Fontana ferdinandea, restaurata dal re Ferdinando II di Borbone nel 1832, era originariamente posta ai piedi della collina del castello e raccoglieva le acque provenienti da quella collina. Dopo la seconda guerra mondiale, esaurita la sua funzione di approvvigionamento, fu trasferita all’interno della villa comunale. Nel mese di aprile del 2009 è stata riportata nel suo luogo originario in piazza Vittorio Veneto.
- Palazzo Malvinni Malvezzi, situato in piazza Duomo, è appartenuto alla famiglia dei Duchi di Santa Candida. Al suo interno, nel piano nobile sono collocate 14 tele di pregevole fattura ed arredi in stile Luigi XVI.
- Palazzo del Sedile, situato nella centrale Piazza Sedile, è stato costruito nel 1540, ristrutturato nel 1759, è la sede del Conservatorio di Musica “Egidio Romualdo Duni” e dell’Auditorium Gervasio. La facciata presenta due torri campanarie ed è ornata da sei statue. Affacciato alla medesima piazza si trova inoltre il Palazzo del Governatore, risalente al XVII secolo, prima sede della Regia Udienza di Basilicata. I suoi sotterranei furono adibiti a carcere della città. Oggi è sede di un albergo.
- Villa Longo, dimora del XIX secolo della nobile famiglia materana di antiche origini napoletane.
Aree naturali
- Parco della Murgia Materana, parco regionale istituito nel 1990, comprende il territorio della Gravina di Matera, le chiese rupestri disseminate lungo i pendii delle gravine e l’altopiano della Murgia materana. Importanti le numerose masserie, molte delle quali fortificate. Simbolo del parco è il falco grillaio, piccolo rapace presente nel territorio di Matera con numerosissimi esemplari.
- Riserva regionale San Giuliano, area protetta istituita nel 2000, comprende il lago di San Giuliano, invaso artificiale creato dallo sbarramento del fiume Bradano, ed i tratti fluviali a monte ed a valle del fiume. Molto rilevante è la presenza dell’avifauna.
- Colle di Timmari, polmone verde situato a circa 15 km dalla città, domina la valle del Bradano ed il lago di San Giuliano. È un’amena località residenziale, e sulla cima del colle si trova il piccolo Santuario di San Salvatore, risalente al 1310, ed un’importante area archeologica dove sono stati ritrovati numerosi reperti sia di epoca preistorica sia di tipo apulo risalenti al IV secolo a.C. (tra cui una tomba ricchissima di arredi funerari), molti dei quali sono custoditi nel museo archeologico “Domenico Ridola”.
Cinema
Per il suo suggestivo carattere paesaggistico, Matera è stata scelta spesso come ambientazione di molti film, e negli ultimi anni anche di diverse fiction e serie televisive. Finora, le pellicole registrate in tutto o in parte nel comune materano sono[29][30][31]:
1949: Nel Mezzogiorno qualcosa è cambiato, documentario diretto da Carlo Lizzani.
1950: Le due sorelle, diretto da Mario Volpe.
1953: La lupa, diretto da Alberto Lattuada.
1961: Italia ’61, documentario diretto da Jan Lenica.
1963: Il demonio, diretto da Brunello Rondi.
1964: Il Vangelo secondo Matteo, diretto da Pier Paolo Pasolini.
1965: Made in Italy, film ad episodi, diretto da Nanni Loy.
1967: C’era una volta…, diretto da Francesco Rosi, con Omar Sharif e Sofia Loren.
1972: Il decamerone nero, diretto da Piero Vivarelli.
1974: Allonsanfan, diretto da Paolo e Vittorio Taviani, con Marcello Mastroianni e Lea Massari.
1974: Il tempo dell’inizio, diretto da Luigi Di Gianni.
1975: L’albero di Guernica, diretto da Fernando Arrabal, con Mariangela Melato.
1975: Qui comincia l’avventura, diretto da Carlo Di Palma, con Monica Vitti, Claudia Cardinale.
1978: Volontari per destinazione ignota, diretto da Alberto Negrin, con Michele Placido.
1979: Cristo si è fermato a Eboli, diretto da Francesco Rosi, con Gian Maria Volonté.
1981: Tre fratelli, diretto da Francesco Rosi.
1985: King David, con Richard Gere.
1990: Il sole anche di notte, diretto da Paolo e Vittorio Taviani.
1995: L’uomo delle stelle, diretto da Giuseppe Tornatore.
1998: Del perduto amore, diretto e interpretato da Michele Placido.
1999: Terra bruciata, diretto da Fabio Segatori, con Giancarlo Giannini e Raul Bova.
2004: La Passione di Cristo, diretto da Mel Gibson, con Jim Caviezel e Monica Bellucci.
2005: Mary, diretto da Abel Ferrara, con Juliette Binoche e Forest Whitaker.
2006: Il rabdomante, regia di Fabrizio Cattani, con Andrea Osvárt, Riccardo Zinna, Lucianna De Falco, Massimo Sarchielli, Pascal Zullino, Nando Irene.
2006: Omen – Il presagio, diretto da John Moore.
2006: Il lato grottesco della vita, diretto da Federica Di Giacomo, premio Cipputi al Torino Film Festival.
2006: Nativity, diretto da Catherine Hardwicke.
2006: Artemisia Sanchez, fiction diretta da Ambrogio Lo Giudice con Fabio Fulco e Lucio Dalla.
2006: Le puntate 3, 4 e 5 dell’anime D.Gray-man, dal titolo “Il fantasma di Matera”[32], “Aria del vecchio della terra e della notte del cielo” e “Fammi sentire una ninna-nanna” sono ambientate nella Matera dell’Ottocento.
2008: Paolo VI, regia di Fabrizio Costa con Fabrizio Gifuni.
2010: Crimini (seconda stagione) – Episodio “Bestie”, diretto da Andrea Manni con Pietro Taricone, Christiane Filangieri, Tomas Arana.
2011: Passannante, regia di Sergio Colabona con Fabio Troiano, Ulderico Pesce, Andrea Satta, Alberto Gimignani e Luca Lionello.
2012: Il ragioniere della mafia, regia di Federico Rizzo con Lorenzo Flaherty, Tony Sperandeo, Ernesto Mahieux e Nando Irene.